David Ayer (2016).

A scanso di equivoci: il film è godibilissimo. Ma, perché c’è un ma grosso come un grattacielo di Washington, la sceneggiatura davvero non convince a fondo. La sperequazione di fondo fra prologo di presentazione dei “cattivi” e azione centrale si fa sentire pesantemente: la squadra di antieroi si trascina quasi inerzialmente, il casino globale di fondo si genera quasi a caso, colei che si dà il compito di proteggere il mondo è la causa principale della sua quasi distruzione. Insomma pare tutto sospeso nella dimensione del quasi, e quindi il film quasi quasi te lo godi, se riesci a ignorare una drammaturgia scricchiolante che davvero fatica a stare in piedi. Ciò detto: la regia convince, tranne per le battaglie al buio che io – ma forse sono i miei occhi – non vedo mai bene, le musiche funzionano (secondo lo stratagemma snyderiano un po’ paraculo già adottato in Watchmen, che era tutt’altra faccenda), Joker è recitato discretamente bene, se si trascende da una sorta di forzatura permanente che aleggia sul personaggio, e il tenero faccione Will Smith per quanto si sforzi risulta strutturalmente impossibilitato a impersonare il cattivo. Dopodiché, come sempre, è tutto epoché, si aprono spazi per infiniti sequel, cross-over e ibridazioni di ogni sorta, e vedremo alla fine chi la spunterà in questa lotta multiversale (e di major) che fra X-Men e Avengers vede comparire prepotentemente la Suicide Squad.