Max Landis (2016) [Serie Tv – Netflix].

Non è facile trovare una serie tv che fuoriesca dagli schemi classici contemporanei (e cioè fantascienza all’acqua di rose + mistic(hin)a). Dirk Gently lo fa benissimo, ovviamente a partire da un soggetto eccezionale – i romanzi del compianto genio Douglas Adams – di cui mantiene la vivacità intellettuale e il gusto per l’assurdo, pur convertendo il tutto da UK a USA. Giustissima la scelta di Seattle, di un’America che non si vede, ma c’è (come il destino? Fate vobis). Il risultato è sorprendente. Il retrogusto steampunk è di un’eleganza rara. Le vicende cervellotiche dell’investigatore olistico e del circo di bizzarri personaggi che vi gravitano attorno si seguono con piacere (e alle volte con difficoltà) e si finisce addirittura per affezionarsi a certi personaggi, con conseguente amarezza dopo il cliffhanger finale che ti chiede (come sempre) di aspettare perché tutto quello che hai visto non era nulla. Elijah Wood, fosse anche solo per fisionomia, più che nella parte. Samuel Barnett fastidioso al punto giusto. Il gattino-squalo martello tenerissimo. 

 

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