C’è un mistero ineffabile, un arcano più oscuro delle notti transilvane, una recondita trama che smuove anche le certezze dei più scettici fra gli scettici. Non sono le scie chimiche no, nemmeno i bambini indaco o le ombre di Roswell che ritornano dal lontano 1947. È qualcosa di più macabro, qualcosa di orripilante che la notte gioca a indurci la tachicardia e sbarrarci gli occhi…

per quale sordido motivo gli attori famosi (sic e sigh!) vanno a C’è posta per te?!

Che passino di lì il Gabriel Garko di turno (scrivo il nome, ma detta tra noi non si chi sia), i Modà (questi sconosciuti) o Beppe Fiorello detto anche il caratterista de noantri (magari è persino bravo, quando vedrò un suo film vi farò sapere), è cosa fisiologica, pura espletazione del meccanismo televisivo che rimpasta i suoi quattro bocconi auto-alimentandosi a suon di forzose carrambate. Ma quale dissennato agente manda i propri Robert De Niro o Orlando Bloom, le proprie Charlize Theron o Julia Roberts, in pasto a cotanto insapore format, destinato a intrattenere impietosamente un pubblico che potrebbe trascorrere il sabato sera recuperando, ad esempio, Quei bravi ragazzi (Martin Scorsese, 1990, con De Niro), o intrattenenendosi magicamente con le trilogia di Pirati dei Caraibi o del Signore degli anelli (entrambe con Orlando Bloom), o sbellicandosi di gusto con La maledizione dello scorpione di Giada (Woody Allen, 2001, con la Theron), o infine commuovendosi – che è lecito, giusto, e pure catartico – con la Roberts di Pretty Woman?

E invece no, il fu giovane Padrino (nella meravigliosa parte II del 1974) e la bella di Clooney in Ocean’s Eleven spacciati assieme alle più inflazionate macchiette dell’avanspettacolo italiano. La bellissima Theron, donna intoccabile, sogno segreto degli uomini di tutto il mondo, buttata nel secondo blocco, fra la pubblicità di un detersivo a basso costo e la storia strappalacrime di un coltivatore di rape scappato a Pinerolo dopo la guerra (onore, a scanso di equivoci, a tutti i coltivatori di rape pinerolesi).

Edgar Morin parlava di spirito del tempo (1962), riferendosi anche e soprattutto a quelle star sospese fra la metafisica dello showbiz e il comune (ma meraviglioso) schiocco di un bacio dato al proprio amore, imitando le gesta dei divi sul grande schermo. Uno spirito che si traduceva nel profumo immaginato della divina Marylin Monroe e che oggi si fa effluvio ironico (ma sempre sacro) nello studio perfetto del David Letterman Show, Olimpo sulla Terra, Eden a metà fra il sacro e il profano del cinema e dello spettacolo, nel cuore di una pulsante e inafferrabile New York. Dustin Hoffman (il laureato per eccellenza, il Capitan Uncino della nostra infanzia, l’uomo della pioggia, il Kramer più famoso del mondo) nello studio di Letterman ci sta a pennello tanto quanto l’orchestra-band di Paul Shaffer.

Poi passano dall’Italia per qualche vacanzella e dalla poltrona newyorkese, come per un mefistofelico anatema, li ritroviamo sul pouf della Maria nazionale, a cincischiare e piangere. L’aura è smontata, il profumo della star ora si può odorare davvero. La Theron è così vicina, così umana, e non sa più nemmeno di ambrosia come credevo (è odore d’ascelle quello che sento?). Se mi sforzo abbastanza riesco a vedere dietro, tra il pubblico, una signora anziana e simpatica: capello grigio corto, stazza tarchiata, di quelle tipo Sora Lella, che fanno pure i maccheroni fatti in casa come nessun altro. Sono nella stessa inquadratura, la Theron e la pseudo-SoraLella (buonanima, fu una grande). Tutto è perduto.

Fra qualche giorno, così si vocifera, per quegli studi passerà anche Matthew McConaughey. Già me lo vedo, il premio Oscar di Dallas Buyer Club, con il suo sorriso smagliante, che un tempo combatteva contro Matt Damon su un pianeta sconosciuto e viaggiava nello spazio-tempo per salvare il mondo. Lì sul pouf, a chiedersi perché non poteva andare da Letterman, e poi in quel ristorantino sulla 5th avenue (anche se i maccheroni della vecchietta del pubblico in seconda fila sono meglio). Mi sembra di sentirli i pensieri dell’ignaro Matther: “da Interstellar alle InterStallar”.

Note a piè di pagina:

1. Non è intento di questo articolo esprimere qualsivoglia giudizio nei meriti degli effettivi motivi – solitamente di encomiabile natura benefica – della partecipazione delle suddette star al programma televisivo in questione.

2. Tutti i nomi citati sono REALMENTE stati ospiti di “C’è posta per te”.

3. La storia del coltivatore di rape pinerolese è inventata, interamente frutto dell’ingegno dell’autore. Eppure non ci sarebbe da stupirsi se, per pura coincidenza, se ne trovassero tracce nel programma per davvero.