Tutti parlano di Paolo Villaggio e citano, ovviamente, Fantozzi. Mi pare cosa giusta. Però, ecco, al di là del fatto che il 95% dei Paolo Villaggio cinematografici siano forme più o meno posticce del ragioniere disgraziato (una cifra stilistica che infine stancherà molti), vorrei contribuire al dibattito con due altri buoni motivi per ricordare l’attore, che nei media – nemmeno nei reportage speciali di queste ore – non circolano (ahinoi). Entrambi i motivi sono, per così dire, nipponici. Il primo è l’interessantissimo film Banzai (Carlo Vanzina 1997). Qui, verso il finale, il paraFantozzi di turno si trova nel bel mezzo di un attentato terroristico nella metropolitana di Tokyo, dove salva il dirigente di una compagnia assicurativa dal gas nervino. Il tutto fa ridere, e siamo nel 1997. Due anni prima nella metropolitana di Tokyo si consumò un attentato con modalità identiche, che fece 12 morti e migliaia di intossicati. Ciò che mi colpisce del film dunque (al di là della sua finezza cinefila, capace di trasformare la drammaticità del Cacciatore di Cimino in gag) è questo corto circuito pazzesco, che non riesco a collocare moralmente, ma che è degno di attenzione (ma non ho mai trovato né letto nessuno che rilevasse la questione). La riproposizione in chiave comica di un fatto così tragico, senza alcuna spiegazione, è solo cinismo o qualcosa di più?

Il secondo motivo per ricordare Villaggio è che Fantozzi fa ridere, certo, ma costituisce anche la codifica di un genere preciso, in Italia mai trattato così sistematicamente prima. Sto parlando del cinema impiegatizio degli anni ’30 giapponesi. Ecco, è giusto quindi inquadrare lo slapstick del primo Fantozzi come un recupero della tradizione americana, da Keaton a Chaplin, sperticarsi sull’aspetto sociale dei suoi film, e tutto quello che volete. Ma bisognerebbe guardare ai prodromi, che sono, per me, in Yasujiro Ozu. “Sono nato, ma…” (Umarete wa mita keredo, 1932). Fantozzi è tutto lì, e la grandezza di Villaggio è stata rilevarne l’attualità a 40 anni e 10.000 chilometri di distanza.

Sono l’unico ad avervi visto tutto ciò?